martedì 10 aprile 2012

In fondo al fiume di Jamaica Kincaid



Scelto perché: Consigliato da Finzioni Magazine

Da leggere se: Piacciono le parole che colpiscono come lame taglienti.

Da non leggere se: Non si amano i racconti e la prosa poco romanzata e ricca di ripetizioni

Letto in versione cartacea

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Non ho una profonda conoscenza della poesia, non sono in grado di scrivere versi, e non riesco a giudicarla con una critica approfondita. Quello che mi affascina della poesia è l'emozione che la parola comunica, quel suo essere inafferrabile e ambigua, quel suo essere a volte così profondamente straniante. Una poesia con me funziona se mi arriva come uno schiaffo o come una carezza oppure rimane li' sospesa e va via senza lasciare traccia. La poesia e' la forza delle parole.
In fondo al fiume di Jamaica Kincaid e' una serie di racconti in prosa ma la sua scrittura e' come poesia. Le sue parole ti trascinano violentemente nei suoi pensieri, nelle sue emozioni, nelle sue viscere. La scrittura di Jamaica Kincaid è evanescente e viscerale. E' solida e liquida. E' triste e felice. E' buia e illuminata. E' una prosa ricca di ripetizioni che avvolgono come un vortice. Sarebbero troppe le parole per descrivere quello che scrive e quello che riesce a comunicare, solo le sue parole possono farlo.
In fondo al fiume è la storia dell'autrice, la narrazione astratta della sua vita. Sono i suoi frammenti di vita. Frammenti d'ombra e di rabbia.

Ma come possono le mie membra che odiano essere le stesse membra che amano? Come possono le stesse membra che mi rendono cieca farmi vedere? Sono indifesa e piccola. 

Le lacrime, grandi, mi hanno rigato le guance con linee irregolari - le lacrime, grandi, e le mani troppo piccole per trattenerle. Le mie lacrime sono state il risultato delle mie delusioni. Le mie delusioni si alzano e diventano sempre più alte. 

Il suo percorso è una discesa nell'oscurità e una risalita nella luce. E' un viaggio interiore che porta l'autrice a rinascere.

La vita è, allora, un violento scoppio di luce, come selce strofinata con forza nell'oscurità? Di tanto in tanto sono colma di tutto ciò che pensavo fosse la vita - magnifico istante su magnifico istante di appagamento e gioia e amore che entrano l'uno nell'altro e formano una catena straordinaria: un inno cantato in cerchio. 

La conclusione della sua autoanalisi sotto forma di prosa e' una rinascita. 

Chiedo: Quando, anch'io, sarò estinta tanto da non riconosciuta neppure dalle mie ossa? Invidio alle rocce e alle montagne il loro silenzio [...] Rivendico queste cose allora - sono mie - e adesso sento che sto diventando solida e completa, il mio nome mi riempie la bocca.