Il libro racconta una storia che sembra prendere spunto dai fatti cronaca e costruisce due personalità, due storie che s'intrecciano. Un uomo libero (ma solo fisicamente) e un uomo in carcere. Narra di due destini senza via d'uscita, senza luce. Il suo stile è secco e arriva in profondità. Ti colpiscono alcune frasi, alcune parole, alcune descrizioni per la loro crudezza.
Carlotto racconta due storie di uomini persi senza mai scadere nel patetico, nonostante il rischio, viste le premesse, fosse grosso.
Non so perché ma il mio pensiero va a Io Uccido di Giorgio Faletti. Le storie sono differenti ma le premesse nere della storia sono presenti in entrambi i romanzi, da una parte abbiamo un serial killer e un poliziotto, dall'altra una vittima e un carneficie. La strada intrapesa è completamente diversa e a mio parere evidenzia le differenze tra i due autori. Nel caso di Faletti c'è la scelta banale di raccontare una storia con toni sensazionali, costruita su colpi di scena. Uno stile e un racconto privi di profondità e di costruzione dei personaggi. I protagonisti di Faletti non hanno anima, si muovono nelle trame del racconto che va avanti veloce senza mai fermarsi. I protagonisti di Carlotto si arricchiscono ad ogni riga, ad ogni parola. Alla fine del romanzo si ha la sensazione di averli compresi, conosciuti. Sono personaggi complessi come le persone reali, non ci sono semplificazioni narrative e nonostante questo non annoia il racconto di Carlotto, anzi è scorrevole e avvincente. Il sapore del romanzo è decisamente noir, quel noir classico dove erano raccontate vite senza scampo, dove il futuro anche se c'era non aveva motivo di esistere.
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