In questi due anni ho riscoperto una mia passione mai sopita, quella per il Surrealismo e ho scoperto diverse autobiografie che mi stanno permettendo di scoprirlo un po' meglio. I suoi lati oscuri, i suoi lati sempre affascinanti e le motivazioni del fallimento, perché in realtà credo che il loro progetto sia fallito, come un po' tutte le avanguardie. Il fascino dei protagonisti di quel movimento rimane ma la loro arte si è persa nella pubblicità e nelle copie scadenti.
L'ultima lettura è stata quella dell'autobiografia di Luis Buñuel che mi ha affascinato in principio per il suo titolo e poi per il personaggio di cui ho visto alcuni film. Un personaggio finora da me conosciuto come l'alter ego di Dalì ma che dopo la lettura di questa bellissima autobiografia se ne discosta ampiamente.

L'autobiografia di Buñuel è affascinante perché lui stesso riconosce le lacune della sua memoria e trasforma di fatto l'autobiografia in un romanzo... "In questo libro semibiografico, nel quale mi capiterà di perdermi come in un romanzo picaresco, di abbandonarmi al fascino irresistibile del racconto inaspettato, forse, malgrado la mia vigilanza continuerà a sussistere qualche ricordo fasullo". Dedica molto dei suoi racconti ai surrealisti, alle diverse anime e agli scontri nel gruppo. Riconosce i limiti di alcuni e i pregi di altri. Riconosce anche la sconfitta del movimento..."Il movimento surrealista si preoccupava poco di entrare gloriosamente nelle storie della letteratura e della pittura. Il suo desiderio primario, desiderio imperioso e irrealizzabile, era trasformare il mondo e cambiare la vita. Su questo punto - l'essenziale - una breve occhiata intorno, e il fallimento salta subito agli occhi."

un genio e Picasso solo un pittore.
Buñuel parla del caso, di Dio e sul Ateismo dice "credere o non credere e' la stessa cosa"... Parla dei suoi film raccontando poche cose legate ad ogni film anche se dice "non ho nessuna voglia di passare in rivista tutti i miei film e dire cosa ne penso - non spetta a me farlo. Inoltre, non credo si possa confondere una vita con un lavoro." Parla del cinema e del suo difficile rapporto con Hollywood. Fa una lista di tutto quello che ama e che odia e il consiglio che ci dà è di fare altrettanto e parla dei suoi aperitivi che arriveranno alla fine a scandire la sua giornata.
Le ultime pagine sono dedicate alla vecchiaia e alla morte e sogna un ultimo scherzo per i suoi amici..."Adesso che mi avvicino all'ultimo respiro, immagino spesso un'ultima burla. Faccio convocare alcuni vecchi amici, atei convinti come me. Sono tristi, intorno al mio letto. A questo punto entra un prete, che ho mandato a chiamare. Con grande scandalo degli amici, mi confesso, chiedo l'assoluzione di tutti i miei peccati e ricevo l'estrema unzione. Dopo di che, mi giro su un fianco e muoio". Surrealista fino in fondo.
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