giovedì 1 marzo 2012

Trilogia della città di K.


E' vera letteratura quella di Agota Kristof. Uno stile di scrittura che deve tutto alla parola scritta e quasi niente alle immagini. Molto spesso lo scrittore tenta di evocare immagini descrivendo, arricchendo il linguaggio, rendendolo ridondante pur di veicolare l'immagine. Nel caso della Trilogia della città di K. si gusta lo stile dell'autrice e si assapora il potere della parola. Uno stile secco, tagliente. Le sue parole sono appuntite. Tutto é giocato sulla sottrazione.
I personaggi di questo romanzo sono come dei ritratti a matita, dei bozzetti. Si intuisce tutto di loro ma ci sono poche parole per descriverli. La Kristof decide di non lasciare troppo spazio alle descrizioni ma lascia che la storia si dipani tra le sue "rime appuntite".
Anche la storia è pura letteratura. Gioca con la menzogna, la menzogna che è insita in ogni racconto. Non ti fidare di nulla e di nessuno leggendo queste righe. E' questo il consiglio che si può dare. Non ti fidare delle parole, non ti fidare neanche delle bugie. E' questo quello che mi è arrivato leggendo questo bellissimo romanzo.
E' un racconto nel quale si respira un altro mondo, un'altra epoca, un'altra dimensione. E' un racconto che ti porta altrove eppure è vicino. Le parole della Kristof ti fanno stare fuori e dentro la storia. Ti tengono legato a doppio filo alla narrazione ma non ti fanno mai completamente partecipare alle emozioni dei personaggi. E' un puro godimento questa storia mai noiosa e sempre avvincente. Cambia spesso il punto di vista, lo stile della narrazione. I personaggi sono molteplici e mai uguali a loro stessi. Potrebbe essere un romanzo fantastico ma é la realtá letteraria che é fantastica per definizione. Pura finzione romanzesca. La Kristof é una grande scrittrice e non perderó occasione per leggere altro.

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