lunedì 14 maggio 2012

Cosmopolis di Don DeLillo


Scelto perché: Era da tempo che volevo leggere un libro di DeLillo e perché Cronenberg ne farà un film. 

Da leggere se: piace la narrativa americana contemporanea.

Da non leggere se: non piace lo stile alla Ballard e la narrativa contemporanea quella con lo stile meno tradizionale.

Letto in versione e-book

Schede su Anobii e Goodreads

Citazione: Oh, e questa macchina, che adoro. Il bagliore degli schermi. Adoro gli schermi. Il bagliore del cybercapitale. Così radioso e accattivante.

Ci ho provato più volte a dare una forma a questa mia cosiddetta recensione su Cosmopolis di Don DeLillo ma non ci sono riuscito. Il romanzo è così ricco e così schizofrenico che non mi permette una lettura chiara quindi quello che rimane sono le suggestioni e da questo punto di vista il romanzo ne dà veramente tante. Quello che mi rimane è un flusso di idee che spero riescano a restituire in parte l'opera di DeLillo. 

La storia racconta la giornata di un giovane milionario americano che decide di andarsi a tagliare i capelli con la sua limousine ultra accessoriata. La sua giornata però non si svolge serenamente e tra sparatorie, un funerale, un film e violente manifestazioni politiche incontrerà diversi personaggi surreali e pericolosi.

La narrazione di DeLillo restituisce tutto l'ambiente nel quale il protagonista si muove. Il flusso d'informazioni è continuo per il protagonista e per il lettore che s'imbatte in continui cambiamenti di ritmo e di scenario. Dentro e fuori la limousine è un alternarsi di personaggi.

Tutto è veloce ma è anche ovattato. La limousine rallenta e protegge dall'esterno. Un bunker/prigione in movimento. Uscire è vivere, ma uscire è pericoloso. La realtà all'esterno è filtrata dagli schermi, dalle informazioni sui monitor. I finestrini diventano essi stessi schermi. L'auto è probabilmente il luogo mentale che ci protegge dal rischio possibile e ci aliena dal resto del mondo.

La città, le auto e le informazioni: i co-protagonisti di questa odissea contemporanea. La città è fatta di carne e asfalto. Le macchine sono fatte di informazioni e schermi che pulsano e vivono di un'informazione virtuale. Gli schermi sono vivi e pulsanti e iniettano adrenalina, conoscenza e desiderio. L'informazione diventa una sorta di divinità e gli schermi il totem attraverso i quali venerarla. L'informazione è pornografia. Il romanzo è continuo movimento e rumore. La città è continuo rumore e movimento.

La città mangia e dorme rumore. Attinge rumore da ogni secolo. Produce gli stessi rumori che produceva nel diciassettesimo secolo, insieme a tutti quelli che si sono sviluppati da allora fino a oggi. No. Ma il rumore non mi dà fastidio. Il rumore mi stimola. La cosa importante è che ci sia.

C'è anche il denaro come cardine di questa storia e della società che rappresenta. Il feticcio del nostro millennio. È sessuale il rapporto con i soldi. 

Volevo i suoi soldi per la loro qualità particolare, non tanto per il valore. Volevo l’intimità di quel denaro, la sua impronta, che era l’impronta di lui, la macchia della sua particolare sporcizia. Volevo strofinarmi le banconote sulla faccia per ricordarmi perché gli avevo sparato. 

Cosmopolis ci dice tutto della nostra società attuale. Lo stile è violento e può sembrare confuso. Dopotutto è confusa questa nostra realtà. È confusa e violenta questa società che si piega agli dei del Denaro e dell'informazione. Alla gente comune non rimane che carne e asfalto, città e sesso. Tutt'intorno il caos e dentro una profonda alienazione.

Il romanzo di DeLillo è un romanzo complesso, multiforme e affascinante. C'è molto Ballard in queste pagine e s'intuisce la motivazione che ha spinto Cronenberg a farne un film. Il sesso, la città, la carne e le auto: se questo non è Cronenberg. 

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