domenica 26 febbraio 2012

Gli scarafaggi non hanno re di Daniel Evan Weiss


Mia madre non si è mai fidata degli armadietti da cucina. Fin dalla fondazione della colonia era tradizione porre l'ooteca - l'involucro che racchiude le uova - nei pensili, in modo che i neonati si trovassero nei pressi delle principali riserve alimentari. Ma, gravida della sua figliolanza di trentotto nascituri, la mia meravigliosa genitrice si trascinò per tutto il corridoio perché potessimo fare il nostro debutto ai piedi della libreria.

L'incipit de Gli scarafaggi non hanno re di Daniel Evan Weiss fa subito capire che gli scarafaggi con cui abbiamo a che fare in questo romanzo sono fuori dalla norma, in particolare il protagonista. Numeri, la blatta protagonista del romanzo è acuto, intelligente e con tanta voglia di fare. Il suo obiettivo nella storia è salvare la sua colonia, garantire loro la sopravvivenza in una casa che ormai combatte gli scarafaggi con tutte le armi e che sopratutto diminuisce le loro possibilità fare scorte alimentari.
Cambiare la prospettiva con cui guardiamo il mondo e in particolare con cui guardiamo un appartamento e la vita che si svolge al suo interno. Il genere umano visto da occhi estranei, esterni. La vita di un avvocato ebreo alle prese con i suoi problemi quotidiani e con i problemi d'igiene. Assumere il punto di vista delle blatte, esseri viventi non famosi per la loro capacità d'ispirare simpatia a noi umani. Sono queste le premesse dalle quali la storia prende vita. Idee interessanti e ricche di possibilità narrative.
Il primo capitolo nel quale viene presentata la colonia di scarafaggi che abita nella libreria è straordinaria. Blatte che si nutrono della colla dei libri e che acquisiscono in questo modo la conoscenza dei libri stessi. Dialoghi brillanti e buon ritmo sono gli ingredienti che si perdono a mio parere nei capitoli successivi. Ho trovato, infatti, particolarmente noiosi i capitoli centrali che pur ricchi d'idee si perdono troppo in descrizioni minuziose delle attività di guerriglia degli scarafaggi. Ho trovato interessanti invece le analisi psico-socio-culturali che vengono fatte sul genere umano e in particolare sull'abitante dell'appartamento e sulle altre specie, come nel passo che segue:

"Non sarà il caso di mettere via il cibo da qualche parte?" "Quello lo fanno le formiche. Sono così ossesionate dall'idea di mettersi al sicuro dai giorni brutti che non ne hanno mai uno bello. Quello non è vivere."

Il libro recupera lo spirito della parte iniziale nei capitoli finali dove un dramma surreale e grottesco prende il sopravvento con un colpo di scena sorprendente ma tremendamente agghiacciante.
Un romanzo di alti e bassi che è scritto con stile e gusto per il paradosso. Il compito di cambiare il punto di vista sul mondo (consigliato nei libri di scrittura creativa) riesce bene ma non mi ha entusiasmato del tutto. Devo ammettere però che durante la lettura si ha la sensazione di essere osservati e si ha il timore di scoprire una colonia di blatte nel proprio appartamento. Da questo punto di vista il romanzo invita indirettamente a mantenere pulita la casa.

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