venerdì 23 marzo 2012

Architetture, città, visioni di Gabriele Basilico


Gabriele Basilico è un fotografo che ho scoperto grazie a Fra che scrivendo la sua tesi mi ha fatto scoprire molti artisti che non conoscevo e sopratutto ha alimentato la mia passione per la fotografia. Basilico mi ha subito affascinato nonostante non sia il fotografo star che tutti ammirano perché i soggetti delle sue immagini si trovano un po' al di là del gusto comune. Niente reportage, niente ritratti ma architetture. Questo fotografo accomuna alcune delle mie passioni più o meno acerbe: la fotografia, l'architettura e le città. L'architettura è per me una passione acerba, un gusto nella visione e una ricerca di forme. Mi piace fotografare linee e forme e mi piace dare un ordine all'inquadratura e in Basilico trovo questo e di più. Trovo nelle sue immagini un'analisi dello spazio, di come le architetture creano gli spazi e danno significato alle città. Attraverso le foto di Basilico si riesce a migliorare la propria visione della città. Percorrere la città è già una mia passione e vedere foto come quelle di Basilico facilita la sua interpretazione.
Il saggio di Basilico "Architetture, città, visioni" parla di questo e di altro. Il suo sguardo sulle rovine di Beirut, le immagini dei porti, i frammenti delle diverse città fotografate, le fabbriche di Milano. Difficile da sintetizzare il flusso d'immagini e parole che ti rapiscono nella lettura. Quelle immagini in bianco e nero che mostrano l'anima della città sempre mantenendo un distacco critico. Quando Basilico fotografa gli edifici ne rimane fuori e lascia al nostro sguardo la possibilità di indagare. La sua è una fotografia documentaria che però ci regala sempre qualcosa di più nonostante il fotografo voglia mantenere uno sguardo obiettivo.
Sono diversi i bei passi di questo saggio, quando parla del fascino delle rovine, della memoria nella fotografia e nell'architettura e quando parla della città, di come imparare a guardarla. Un passaggio in particolare mi ha colpito. Basilico sostiene che il commercio e i negozi hanno ostruito la nostra visuale sulla città, non riusciamo più ad alzare gli occhi in alto per vedere dove finisce la città e dove comincia il cielo. Secondo Basilico abbiamo perso la capacità di leggere la città verso l'alto e leggiamo tutto in funzione della linea dei nostri occhi. Ho interpretato questo passaggio come un invito: alza gli occhi e scopri cosa c'è sopra e se ti capita fotografala. Le linee degli edifici che portano al cielo sono lì per essere godute e ammirate.

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